La Rational-Emotive Therapy (RET)
è una prassi psicoterapica di tipo attivo e di impostazione cognitivo-comportamentale; è stata elaborata da Albert Ellis negli anni Cinquanta. Il presupposto da cui parte il noto psicologo clinico è la nostra capacità di pensare in modo razionale in qualsiasi circostanza, in modo da minimizzare la forza traumatica di qualunque evento ci sia capitato, svuotandolo così del suo potenziale ansiogeno.
Ellis ha notato che varie forme di disagio psicologico ed emotivo si verificano a causa non dell'evento in sé ma della connotazione che esso assume nella nostra mente, attraverso la nostra interpretazione e i pensieri che vi costruiamo intorno che conferendo al fatto un significato esageratamente disturbante.
Negli anni Novanta Ellis introduce il termine Behaviour (REBT) per sottolineare l'azione spiccatamente comportamentale di questo tipo di psicoterapia che assegna dei compiti a casa ai pazienti per dimostrargli che sono loro stessi a possedere la fondamentale capacità, agendo, di superare o cambiare la loro situazione optando per una vita emotiva più serena a e soddisfacente. In Italia la REBT viene introdotta dallo psichiatra e psicoterapeuta Cesare De Silvestri dalla metà degli anni Settanta.
(di A. Vece)
“Ogni istante è un’opportunità, la più bella opportunità che il dono della vita mi offre, è l’opportunità di essere me stesso. La bellezza di questa parola la si può intuire dall’etimologia; deriva dal latino opportunĭtas; da ob cioè "verso" e da portum ossia "porto". Significa quindi "il vento che spinge (le navi) verso il porto". Parafrasando, l’opportunità è il vento che mi spinge verso me stesso. Immaginiamo di essere alla guida di una nave che sfrutta il vento che la spinge verso il porto; chi è al timone e “sente” il vento, si fa spingere verso il suo obiettivo. Cosa deve fare? Semplicemente ascoltare, sentire, fidarsi di quel vento e assisterlo, sostenerlo, credere in lui e credere in sé. Cosa potrebbe capitare invece se non lo assistesse, se non lo sostenesse se non gli credesse, se non credesse in sé?
Semplice! Non raggiungerebbe il suo “porto” ed ecco che entrano in gioco i sinonimi e contrari. Sinonimi di opportunità sono: convenienza, utilità, vantaggio, adeguatezza, tempestività, occasione, possibilità, condizione favorevole. I contrari sono: scarsa convenienza, inutilità, svantaggio, inopportunità, inadeguatezza, intempestività, condizione sfavorevole, dannosità. Ecco perché l’opportunità che ho di essere me stesso ascoltando, sentendo, essendo fiducioso, assistendo, sostenendo, credendo e credendo in me, scatena una serie di altre opportunità che sono convenienti, utili, vantaggiose, adeguate, tempestive, occasioni, possibilità, condizioni favorevoli.
Questo è ciò che l’incontro tra Albert Ellis e Gloria mi ha fatto provare.
Buona lettura.”
Terapia Razionale Emotiva (RET)
Incontro con Gloria
L’esperienziale si svolge in tre fasi, nella prima Albert Ellis presenta l’incontro e le tecniche che vuole applicare :
La terapia razionale emotiva, chiamata anche RET in breve, è basata su diverse presupposizioni o ipotesi fondamentali. E la prima di queste è che il passato non è cruciale nella vita di una persona; la riguarda in buona quantità, ma l’individuo ha impatto maggiore su se stesso molto più del suo passato, perché non importa cosa egli abbia imparato durante il suo sviluppo.
Le ragioni per alcune cose dette o accadute a qualcuno lo riguardano oggi, sono da rintracciare nel fatto che lui stesso inizia a seguire la filosofia di vita, i valori che ha abitualmente assimilato e di cui ha parlato a se stesso fin dalla sua infanzia.
Quindi noi, nella Psicoterapia Razionale Emotiva ci manteniamo generalmente nel presente, piuttosto che nel passato. E noi crediamo che oggi l’individuo sperimenti emozioni negative o comportamenti autodistruttivi e inefficienze, perché si indottrina con quelle che chiamiamo “semplici affermazioni esclamative” che hanno a che fare con le idee.
Gli esseri umani possono esprimersi in tutti i tipi di linguaggio; tramite immagini, nel linguaggio dei segni, attraverso espressioni non verbali, come la matematica, per esempio. Ma essi normalmente parlano a loro stessi un “inglese semplice”, se l’inglese è la loro lingua madre. E quando parlano a loro stessi in un modo irrazionale ed illogico, allora essi letteralmente “creano” sentimenti negativi, emozioni o comportamenti che seguono i loro ragionamenti.
Per dare un semplice esempio, un individuo abitualmente quando è contrariato dice a se stesso prima una frase assennata e dopo una frase dissennata.
La frase assennata è qualcosa come “Non mi piace la cosa che ho fatto, non mi piace il mio comportamento”. E questo è appunto sensato, ma spesso subito dopo segue una affermazione dissennata tipo “E siccome non mi piace il mio comportamento io sono sbagliato, io sono senza valore, io non sono niente di buono”. Questa affermazione, che è patologica e totalmente infondata, senza alcun riferimento empirico - similmente ad una affermazione superstiziosa o a un dogma religioso – produce quello che chiamiamo ansia e attraverso di essa crea forme di depressione, di auto-sabotaggio e sensi di colpa.
La reazione di un individuo ad un atteggiamento che reputa offensivo può essere anche una frase del tipo “Non mi piace il tuo comportamento” che possono velocemente evolvere verso l’estremo: “Io non posso tollerare il tuo comportamento” - in maniera assolutistica, divina, grandiosa - “Tu non dovresti essere nel mondo in cui sei perché io penso che non mi piace come tu sei”.
Citando il filosofo greco Epitteto «Non è ciò che accade - il punto A - che ci disturba, ma è il punto B - cioè la nostra visione di ciò che ci accade».
Nella Psicoterapia Razionale Emotiva noi andiamo oltre la visione individuale del paziente e gli mostriamo che la cosa che davvero lo disturba di un evento esterno, è il commento/giudizio che egli produce internamente in relazione all’evento stesso. Pertanto egli non sarà mai in grado di fare qualcosa per cambiare l’avvenimento esterno, ma potrà modificare quello interno, ossia le sue affermazioni e credenze ad esso correlate.
Nella Psicoterapia Razionale Emotiva tentiamo di mostrare al paziente tre tipi di distinzioni interne, mentre altre psicoterapie enfatizzano un solo maggiore tipo di distinzione.
Il primo che cerchiamo di mostragli è che tutti i suoi comportamenti, specialmente quelli negativi, auto-distruttivi, hanno dei chiari antecedenti ideologici e ben distinti che egli ha imparato nel passato – come ho detto pocanzi – e che continua a ritenere validi nel momento presente.
Questo atteggiamento, col tempo, precluderà il benessere.
L’insight numero due – molto importante, ma spesso trascurato dalle psicoterapie classiche – è che egli, per usare le parole di Ernest Cassirer, in quanto “animale simbolico” sta continuamente reindottrinando se stesso con queste ideologie e per questo motivo è ancora disturbato.
Il terzo insight è che persino quando egli vede chiaramente cosa sta dicendo a se stesso, solamente attraverso il lavoro e la pratica attraverso la continua rivalutazione e il ribilanciamento dei suoi presupposti filosofici egli potrà stare meglio.
È importante sottolineare anche il fatto che è necessaria l’azione per cambiare un individuo, il solo parlare di queste cose non basta e non è una condizione necessaria per il cambiamento terapeutico. Ciò che un individuo deve fare di suo normalmente è agire; per questo noi gli assegniamo dei concreti “compiti a casa” che lo spingano all’azione pratica e ci assicuriamo che li esegua. Il nostro scopo finale è far sì che l’individuo impari una volta per tutte a sfidarsi e a mettere in discussione il suo stesso sistema di convinzioni e valori di base in modo che possa realmente badare a se stesso. Questa capacità è utile specialmente quando la persona si sente infelice, ansiosa, depressa, in preda al senso di colpa, alla frustrazione o a qualsiasi altra cosa negativa, oppure quando applica modalità di comportamento inefficienti. Attraverso questo nuovo modo di pensare, l’individuo sarà finalmente capace di soppesare le sue convinzioni, di applicare quello che chiamiamo un “metodo scientifico” ai vari aspetti della vita umana, di riconoscere i suoi comportamenti con onestà per minimizzare e infine eliminare lo stato terribile di ansia e di ostilità che riguarda la maggior parte dell’esistenza di tutti noi.
Nella seconda parte avviene il colloquio con Gloria:
Ellis: Bene Gloria, sono il Dr Ellis.
Gloria: Felice di incontrarla Dr Ellis.
E: Si sieda. Bene, le piacerebbe dirmi che cosa la preoccupa maggiormente?
G: Hmm, sì. Penso che ciò di cui maggiormente mi piacerebbe parlare con lei riguarda il sistemare la mia vita da single principalmente, credo riguardo agli uomini. In verità non so se sia una cosa certa da fare, ma mi riferisco al suo libro perché sono rimasta colpita da come il suo libro Il manuale della donna intelligente per cacciare gli uomini …
E: Sì!
G: Ho tentato di seguirlo, è stato divertente leggerlo visto che non sono una brava lettrice, ma credo nelle stesse cose in cui crede lei. Io ho un problema in questa stessa area, con gli uomini… quello che faccio… che sono attratta da un tipo di uomo e mi piacerebbe avvicinarlo e coinvolgermi, ma non so come esprimerlo, mi sento molto timida per qualcosa. Gli uomini che sto frequentando ultimamente, è come se non li rispettassi molto. Mi sembrano senza grazia e non interessanti. E non so se c’è qualcosa con me stessa o cosa, perché io veramente desidererei stare con questo tipo di uomini.
E: Bene, parliamo un poco della sua timidezza. Supponiamo che lei s’incontri con qualcuno che lei consideri accettabile e che lei desidera. Ora andiamo a vedere la fonte della sua timidezza, che cosa dice a se stessa che la crea. Lei si incontra con quest’uomo e si sente timida e imbarazzata?
G: Sì, ma normalmente non lo dimostro, normalmente recito un copione.
E: Sì!
G: Mi comporto come fanno altri uomini con me, mi recito un copione. Non sembro neanche un po’ intelligente, mi comporto come una tipica bionda scema. Semplicemente non sono me stessa con lui, sono…
E: Sì. Beh, come lei probabilmente già sa dalla Guida alla caccia agli uomini, io credo che le persone ottengono solamente, emozioni, emozioni negative, quali timidezza, imbarazzo, vergogna, perché dicono a se stesse alcune cose attraverso delle frasi esclamatorie estremamente semplici. Ora scopriremo che cosa lei sta dicendo a se stessa. Lei si sta incontrando con questo individuo, ora che cosa dice a se stessa prima di diventare chiusa….
G: Io non lo so che cos’è. Però io non sono all’altezza delle sue aspettative, che non sono abbastanza per lui, che lui è superiore a me. Sebbene io desideri parlare con questo tipo di uomo ho paura di non essere all’altezza per attrarlo.
E: Bene, questa è la prima parte della frase, e potrebbe essere vera, perché, chi lo sa, lui potrebbe essere “superiore” a lei in qualche modo, potrebbe non essere attratto da lei. Ma questo non potrebbe affatto disturbarla se lei dicesse semplicemente questo: “forse lui potrebbe essere superiore a me”, ma se lei non aggiunge una seconda frase alla prima, che è: “ se questo accadesse, ciò sarebbe terribile! ”
G: Beh, non sono così tanto estrema, perché ci ho anche pensato su al riguardo, normalmente mi dico: “ ho perso ancora la mia occasione”, perché quando voglio essere, voglio mostrare la parte migliore di me stessa, credo di avere un po’ di fiducia in me stessa, allora ho molto da offrire. Ma quando entro nelle paure su questo allora mostro tutte le peggiori qualità, e divento confusa e sono molto sulla difensiva che non riesco a mostrare le mie buone qualità ed è come dire “ ho perso la mia opportunità ancora una volta”, era una buona occasione per stare vicino a quest’uomo e l’ho sprecata ancora.
E: Anche supponendo che lei stia di fatto dicendosi questo, e penso che lei in realtà si stia dicendo effettivamente ciò, lei si deve dire anche qualcos’altro perché se si stesse dicendo soltanto “accidenti, ho perso la mia occasione di nuovo” potrebbe dire “ Ok, la prossima volta trarrò vantaggio da ciò che ho imparato questa volta e farò un po’ meglio”. Ma lei deve anche dirsi, e sentirne paura, vergogna, timidezza anche altre cose piuttosto brutte a riguardo dei suoi errori nel perdere di nuovo un’occasione.
G: Io non so se questo abbia a che fare con ciò che lei mi dice, ma quello che sento veramente adesso è che sono sospettosa e che io sono un tipo di donna che attrae solamente quelli che non sono il mio tipo di uomini.
E: Sì….
G: C’è qualcosa di sbagliato con me stessa? Non sarà un caso che non incontro mai un tipo di uomo che mi piace, sembra che trovo sempre gli altri.
E: Bene. Ora lei si sta avvicinando a quello di cui le sto parlando, quello che lei sta realmente dicendo è “se io sono questo tipo di donna, non così brava, accettabile per gli uomini, allora non si sentiranno attratti da me e questo sarà terribile e io non otterrò mai quello che voglio e questo davvero sarà qualcosa di tremendo” è così?
G: Certo! A me non piace pensare a me stessa in questo modo, mi voglio collocare in un livello elevato. Non mi piace pensare a me stessa come se fossi una qualsiasi.
E: Bene, allora supponiamo semplicemente che questo secondo argomento sia la verità….
G: Va bene.
E: Come se lei fosse una donna qualsiasi, ciò sarebbe così terribile? Sarebbe sconveniente, sgradevole? Non lo vorrebbe? Ma potrebbe ottenere emozioni come timidezza, imbarazzo, vergogna da semplici credenze che forse la fanno sembrare una tizia qualunque?
G: Non lo so.
E: Certo, penso che lei non possa, perché lei continua a vedersi ad un certo livello, così come penso che lei abbia detto poco fa, e che “ sarebbe molto brutto, terribile, sarebbe una cosa inutile se lei fosse solamente una tizia qualunque”.
G: Beh, è che io mai riesco a raggiungere quello che voglio. Se fossi semplicemente una tizia qualunque e dovessi accettarlo non otterrei mai quello che voglio e io non voglio vivere il resto della mia vita solamente con uomini stucchevoli. Io voglio…
E: Beh, non è necessariamente così. Lei sta dicendo che le sue occasioni saranno ristrette perché noi sappiamo che alcune donne “noiose” hanno uomini splendidi.
G: Ah sì, certo!
E: Sì! Ogni volta che lei generalizza, sta dicendo che “probabilmente sarà che avrò molte difficoltà”, ma poi saltare a dire “tanto non otterrò mai nulla”. Lei sta catastrofizzando ciò che accade facendo salti come questi.
G: Sì, ma quello che sento in quel momento mi sembra che sia per sempre.
E: Sì giusto, ma questo non prova niente se non la scarsa fiducia in se stessa, un’essenziale mancanza di fiducia.
G: Sì.
E: E la sfiducia è perché lei sta dicendo: “io non voglio perdere queste cose, mi piacerebbe mantenere il tipo di uomo che desidero” ed essere (con le sue parole) “ un tipo di donna superiore che accompagna un tipo superiore di uomo”.
G: Sì!
E: Ma se io non ottengo questo allora sono praticamente sull’altro lato della catena e “sono praticamente una buona a nulla, per cui io mai potrò ottenere niente di quello che desidero”, che è un modo di ragionare estremo, non è così?
G: Sì!
E: E questo è ciò che io chiamo catastrofizzare, nel prendere una dichiarazione vera - c’è del vero in quello che sta dicendo effettivamente - e non ottenere il tipo di uomo che lei desidera le sarebbe sconveniente, noioso, frustrante e davvero lo sarebbe. E poi dire “ io non riuscirò mai ad ottenere ciò che voglio” e persino oltre a questo lei dice: “ non potrò mai essere un essere umano felice”. Non si sta dicendo queste cose ad un certo livello?
G: Sì.
E: Ok, guardiamo bene, andiamo ad ipotizzare il peggio, come Bertrand Russel disse alcuni anni fa, ipotizziamo il peggio e supponiamo a priori che lei mai otterrà il tipo d’uomo che desidera, quali che siano le ragioni, allora guardi alle altre cose che potrà ottenere dalla vita per essere felice.
G: Beh, quello che non mi piace di tutto questo processo è che non mi piace dove mi porta. Va bene, anche se non fosse una catastrofe…
E: Sì!
G: Anche se io non vivessi questo come una catastrofe, non mi piace il modo in cui io vivo oggi. Per esempio quando incontro qualcuno che mi interessa e che rappresenta un certo potenziale, immediatamente mi sento a disagio con lui, mi sento male, preoccupata, devo essere amichevole, devo essere piena di premure. Se invece non mi interessasse e fosse un tizio qualsiasi non m’importerebbe niente e posso essere quello che sono. Posso essere più una persona quando non sono così tanto preoccupata. Non mi piace il modo che io…..
E: Lei non è semplicemente preoccupata, lei è eccessivamente preoccupata, lei è ansiosa. Perché se lei fosse solamente preoccupata farebbe del suo meglio e direbbe: “se ce la faccio bene, se non ce la faccio o cosa, questa volta non otterrò quello che voglio”. Ma lei è eccessivamente preoccupata e ansiosa, e si trova a dire, di nuovo, come poco fa, “ se non ce la faccio stavolta, non ce la farò mai e questo sarà terribile e quindi devo farcela ora o mai più ” e questo le causa l’ansia, non è così?
G: Sì è così….
E: Sì ma se lei…
G: Se io non ottenessi subito, andrebbe già bene, però voglio sentire di essere sulla strada giusta….
E: Sì, però mi pare che lei stia chiedendo una garanzia in questo modo. L’ascolto mentre mi dice che lei vorrebbe una garanzia che crede di essere sulla strada giusta, però non ha nessuna certezza di garanzia.
G: Beh no, Dr Ellis, e non so il perché dice quello che sta dicendo. Quello che io realmente chiedo è che voglio essere motivata a fare un passo per tentare di ottenere ciò che voglio!
E: E che cosa glielo impedisce?
G: Beh, non so, penso, beh, che quello che speravo, qualunque sia il problema, non so perché non sto attirando questo tipo di uomini… che mi metto sulla difensiva, impaurita. Lei mi può aiutare con questo? Ho così tanto timore per ciò, che non so cosa fare.
E: Beh, la mia ipotesi è che lei sia impaurita non solo di parlare con questo singolo uomo, quando lei sta con qualcuno di nuovo, e stiamo parlando solo di uomini raggiungibili, non ha solo paura di perdere questo qui specificatamente, ha paura di perdere questo e quindi, a causa di ciò, di perdere tutti gli altri, e pertanto lei prova che è lei stessa a non essere capace di raggiungere quello che lei desidera e questo sarebbe terribile. Lei si sta portando in questa catastrofe!
G: Beh, lei vede un forte nesso. Ma… io penso che sarei una sciocca se continuassi a farlo.
E: A fare cosa?
G: A fare quello che sto facendo, anche se lo faccio per essere una persona reale come gli uomini che mi piacciono.
E: Giusto, lei sta sabotando per questo tutti i suoi obiettivi…
G: Lo dice ancora.
E: Sì.
G: Se io non fossi tanto ansiosa tentando di conquistare quest’uomo io sarei più genuina, e piacerei di più a lui e mi apprezzerebbe come più autentica di quanto dimostro, e io sto offrendo a lui la parte più piccola di me.
E: Giusto…
G: Come potrebbe qualcuno rispettarmi se mento, perché questo è quello che sono quando non mostro la verità.
E: Ma guardi come lei si svalorizza. Supponiamo, per ipotesi, che lei stia mostrando la peggiore parte di se stessa. Un essere umano, un’altra persona si sta interessando a lei, potrebbero non piacergli quelli attributi, queste sue caratteristiche, ma non penso che lui vorrebbe disprezzare lei come persona, come invece fa lei in realtà con se stessa.
G: Lo so, sono più dura con me stessa di quanto lui è con me.
E: Sì, questo è esattamente il punto….
G: Ma come potrei piacergli? Non sono sufficiente per piacere a me!
E: Giusto e come ho detto prima, se semplicemente lei non piacesse alle persone così com’è e conoscesse abbastanza persone, sarebbe difficile ma possibile eventualmente conoscere qualcuno a cui lei piace e che a lei piace. Però lei si svalorizza da sola ai suoi stessi occhi e complica il problema enormemente e lei non si focalizza in “come posso essere me stessa, cambiando queste caratteristiche?”. Se per esempio lei avesse un braccio deformato, e se lei non si accettasse come persona intera, a causa del braccio, allora lei sarebbe così tanto focalizzata sul suo braccio deformato che non sarebbe capace di fare cose di cui altrimenti sarebbe capace.
G: Questo è quello che faccio. Sì!
E: Sì, è esattamente così, lei prende una parte di se stessa, un braccio, e si focalizza completamente in essa. Tanto per allacciare questo tema alla nostra conversazione, ciò equivale al fatto che lei sta perdendo una parte di se stessa, la sua timidezza, il suo non essere se stessa con gli uomini e focalizzandosi tanto in questa parte la fa diventare come se fosse l’intero di lei, un’immagine spaventosa, e si focalizza a causa della parte difettosa, che stiamo presumendo che sia e non stiamo negando che sia, non stiamo negando che “lei sta facendo bene”, può essere che non stia facendo bene, ma lei può accettare se stessa per com’è, compresa la sua parte difettosa e non farsene una colpa, come mi sembra che di fatto stia facendo. Allora il problema diventa relativamente piccolo. Con lavoro e pratica, lavoro e pratica, contro questo attributo negativo. In altre parole, e torniamo al nostro tema ora: come può essere se stessa? Supponiamo che in questo momento lei si stesse pienamente accettando con i suoi difetti.
G: Va bene.
E: Lei sa che lei farà questo, sa che inciamperà con il prossimo uomo, e con quello dopo, probabilmente. Però potrebbe dire a se stessa: “ok io devo passare per un processo di apprendimento che è spiacevole, non mi farà stare molto bene per il momento, ma io farò come se pattinassi sul ghiaccio, io so che debbo cadere varie volte prima di imparare a pattinare sul ghiaccio”. Ok, dunque supponiamo che lei accetti se stessa. Quindi se ciò fosse vero, se lei si accettasse veramente, lei sarebbe in grado di prendersi il rischio di essere se stessa. Perché in fin dei conti se lei vuole conquistare qualcuno di questi uomini lei deve essere se stessa, lei non lo sta conquistando per un giorno, o per un tempo breve, vuole sposarsi con lui e stare con lui per un tempo lungo.
G: Io cerco principalmente relazioni di lungo periodo, non so se penso di sposarmi….
E: Bene, una relazione di lungo periodo, durante la quale naturalmente lei non può recitare, e noi non vogliamo trovare delle tecniche di come attuare bene questo per poi fargli scoprire che era semplicemente un copione. Quindi lei deve necessariamente essere se stessa. Ora se lei fosse tanto disturbata con queste falsità presenti e cominciasse realmente a desiderare di essere con quest’uomo cosa veramente vuole essere e dargli la gioia e la soddisfazione, che è la funzione basilare della vita la soddisfazione, e forzasse se stessa a prendersi il rischio di essere se stessa, perché se lei raggiunge lo scopo, bene ottimo, e se fallisce, che non è cosa brutta, semplicemente lei non era giusta per lui oppure che anche lui non era giusto per lei. Non dimentichi che lei ha detto quando questi uomini la rifiutano lei subito presuppone che ciò è per “sua colpa”. Lei sa che non può essere la loro tazza di tè, oppure che lui non può essere la sua tazza di tè, e non è colpa di nessuno, è semplicemente una incompatibilità reale.
G: Incompatibilità, sì, sì.
E: Quindi se lei realmente accettasse se stessa per il modo in cui è e quindi forzasse se stessa, se fosse una delle mie pazienti regolari, io le darei questo lavoro da fare a casa e poi controllerei con lei per verificare se lei si sta sforzando per aprire la sua bocca ed essere se stessa per un momento, persino quando le fa male con questi uomini. Lei si renderebbe conto che comincerebbe ad essere se stessa superando eventualmente queste inefficienze che sono il risultato di non essere se stessa. Si potrebbe vedere dall’esterno quando sta tentando di essere se stessa che è praticamente impossibile. Perché lei non può spiare se stessa ed al tempo stesso esserlo completamente.
G: Ma questo diventerebbe come un’abitudine?
E: Dopo un po’ di tempo, se lei assumesse i rischi di sforzarsi, come lei ha detto, di aprire la sua bocca. E anche se lei pensa “so che andrà male”, “so che a lui non piacerò” “forse lo sto perdendo completamente”, e così via. Allora lei comincerebbe ad entrare in un processo che la porterebbe ad essere quello che vuole essere, e io le garantisco che lei diventerà più pratica e meno inefficiente, specialmente riguardo alla timidezza. Perché lei non sarebbe focalizzata in “oh mio dio che cosa terribile, come sono pessima”, sarebbe invece focalizzata in “che bell’individuo è questo, e come potrei provarne gioia” che è il focus a proposito della relazione.
G: Lei mi sta dicendo che la mia relazione è all’opposto di ciò.
E: Sì giusto!
G: “Come posso essere più attraente per lui e come lui possa sentirsi soddisfatto con me?”.
E: Perché il bisogno che sta dietro è l’idea di “se io non posso essere in questo modo allora non posso sfruttare me stessa e provare gioia, io rifiuto di accettare me stessa a meno che io non attragga e conquisti questo individuo”. E questo è ciò che lei sta dicendo essenzialmente?
G: Sì e lo confermo dottor Ellis. Quando sono in contatto con uno di questi possibili pretendenti e mi rendo conto che desidero un maggior coinvolgimento nella relazione, se lui mi accetta, tutto va abbastanza bene, però mi rendo conto di stare costantemente sulla difensiva, costantemente vigilando su quello che dico, non bevendo molto, tutto il tempo, invece di rilassarmi semplicemente e vivere la vita.
E: Nella psicoterapia Razionale-Emotiva lei sta dando un’ottima dimostrazione perché altre direzioni non funzionano. Poiché lei sta definendo se stessa in base a quello che gli altri pensano di lei, anche quando sta conducendo e vincendo il gioco, lei continua a dire a se stessa “Vincerò questa volta? Vincerò domani? Continuerò a meritarmelo?” e lei si trova sempre focalizzata sul fatto “Sto facendo le cose che a lui piacciono?” e lei mai è se stessa, lei mai dà voce a se stessa. Ma se lei stesse dicendo “Cosa io desidero fare nella vita? Ci devono pur essere degli esseri umani a cui io piacerei nel modo in cui sono, vediamo se questo è uno di questi esseri umani”. Questo è l’unico modo per lei di vincere. Lo vede? Bene non abbiamo più molto tempo, quindi andiamo a tentare di risolvere in modo costruttivo la situazione, vedendo concretamente quello che lei potrebbe fare. Lei prima mi ha chiesto dove potrebbe andare, come potrebbe conoscere nuove persone. Io direi, io non conosco bene questa specifica area, ma direi che lo può fare quasi dappertutto. Se lei davvero potrà fare quello di cui noi stiamo parlando, assumersi i rischi realmente e focalizzarsi su ciò che lei desidera davvero nella vita. E sul fatto che si prenda il tempo, che sfortunatamente serve, e che ciò non spaventa e lei non è impaurita dal prendersi questo tempo, allora lei può lasciarsi aperta senza timidezza ad ogni tipo di nuovi incontri e questi nuovi incontri potranno avvenire sull’autobus, aspettando un taxi, alle feste; qualunque luogo dove è possibile parlare con la gente è adatto allo scopo. Può chiederlo alle sue amiche di consigliarle dei contatti utili, comunque il fatto principale è che : A) deve piacere a se stessa quando fa cose per cui non si sente male e B) non sia intollerante quando la situazione è sfavorevole, e io sono d’accordo con lei che potrebbe anche esserlo. Ora come le ho detto se lei fosse una mia paziente le darei dei compiti a casa che consisterebbero deliberatamente, molto deliberatamente, nell’andare fuori a cercare problemi. In altre parole, incontrare i candidati che vuole e sforzarsi di essere se stessa. E forzare se stessa, rischiare se stessa ed essere se stessa.
G: Mi sta dicendo che sarebbe come andare allo studio di un dottore e cominciare a conversare con lui solo perché lo trovo attraente, perché mi piace e intraprendere una conversazione personale con lui?
E: Perché no? Se è l’uomo adatto, qualunque tipo di individuo va bene.
G: Beh, può darsi che lui lo accetti, però questo mi sembra abbastanza azzardato!
E: Allora supponiamo che lo sia, cos’ha da perdere? La cosa peggiore che può succedere è che lui la respinga, ma è lei che non deve respingersi, se pensa a quello di cui abbiamo parlato questo pomeriggio.
G: Ah sì!
E: Ora, potrebbe provare a farlo?
G: Credo di sì, sì, posso obbligarmi a partire e vedere… Ha ragione, la cosa peggiore che potrebbe capitarmi è che mi respingano.
E: Giusto! E questo la lascerà intatta, sfortunatamente non otterrà quello che desidera per il momento. Ma ci proverà. Quando lo avrà fatto sarei molto interessato a sapere com’è andata.
G: Oh, sono molto emozionata!
E: È stato un piacere conoscerla Gloria!
G: Grazie dottore!
Dopo aver salutato Gloria, nella terza parte conclude:
Ho avuto piacere nel parlare con questa interessante e, io penso, molto coraggiosa paziente e ho pensato che la sessione ci ha dato una dimostrazione piuttosto buona di una tipica sessione di Psicoterapia Razionale-Emotiva. È stata tipica in molti modi. In primo luogo sono stato in grado di cogliere piuttosto rapidamente e velocemente i “nodi filosofici” che disturbano la paziente. Per mostrarle che la ragione per la quale ella sta sentendosi, timida, vergognosa, impaurita per esempio, è perché, in parte senza volere, si sta riferendo a se stessa in una maniera molto negativa, svalorizzandosi e incolpandosi troppo per il suo comportamento imperfetto. Perché il perfezionismo è la radice di molti mali umani. E lei ce ne ha mostrato un aspetto tipico. Così molto rapidamente, come si fa nella psicoterapia razionale emotiva, abbiamo schivato molti dettagli laterali, abbiamo evitato di andare dietro alla storia che alcuni psicoanalisti fanno e abbiamo evitato le relazioni di transfert tra noi e la paziente, e abbiamo schivato alcune delle espressioni non verbali, non perché pensiamo che queste cose non siano importanti, ma perché hanno relativamente poca rilevanza per il nucleo di base dei disturbi che per la paziente rappresentano la sua filosofia di vita. E ancora tipicamente questa paziente ha mostrato entrambe le caratteristiche - ansietà e bassa tolleranza alla frustrazione - che la maggior parte dei pazienti mostra e che erano collegate - di nuovo in modo molto comune – al senso di colpa per sentire questo tipo di sentimenti.
Ora, lei non ha visto molto chiaramente, all’inizio della sessione, esattamente quali frasi dichiarative e esclamative dicesse a se stessa per creare queste sensazioni. E io mi sono avventurato a mostrarle alcune di queste affermazioni e cosa potrebbe essere fatto al riguardo. E tra le altre cose, nel breve tempo perché è stata una sessione molto breve, ho tentato di darle un compito che potrà provare in pratica attivamente tentando di promuovere se stessa uscendo allo scoperto e prendersi dei rischi che normalmente fino ad ora non aveva assunto.
È interessante notare - di nuovo tipicamente in questa sessione - che io stavo attaccando vigorosamente l’atteggiamento e la filosofia della paziente e che lei non ha sentito un attacco a se stessa, ma ha sentito che la stavo sostenendo e ha concluso con un atteggiamento ottimista, perché le ho dato molte idee su cosa lei potrebbe fare in futuro.
Di nuovo piuttosto tipicamente in questa sessione, ho continuato a persuadere la paziente e ad attaccare le sue idee mostrandole che la sua filosofia non era solamente questo o quello, ma se lei avesse continuato con quella filosofia, continuando ad essere negativa, avrebbe continuato ad ottenere risultati distruttivi. E quindi mi sono persistentemente mantenuto su questa linea anche quando lei si è posta sulla difensiva non accettando alcun suggerimento o ciò che stavo dicendo mentre continuavo ad attaccare le sue convinzioni negative e il suo sistema di valori, perché ancora una volta è questo che disturba il paziente e pertanto se non viene attaccato alla base, il sistema persiste per sempre.
Ora, un’altra limitazione è stata in particolare il tempo della sessione e questo tipo di limitazioni hanno avuto il loro effetto. Per esempio non ho avuto il tempo di fare delle ripetizioni. In molte sessioni avrei rivisto la maggior parte del medesimo materiale finché non fossi stato convinto che la paziente l’avesse interiorizzato. Allora avrei avuto tempo di ricevere un feedback dalla paziente per vedere se avesse davvero capito ciò di cui avevamo parlato e se lei stesse effettivamente seguendo differenti percorsi di cammino. Non c’è stato il tempo per enfatizzare ciò che dovrebbe fare per rinforzare continuamente la rivalutazione di se stessa e delle sue filosofie generali, ripensandole per il resto della sua vita. Non c’è stato tempo per mostrare alla paziente che persino durante la sessione e nella la relazione con me, con ciò che stava dicendo su se stessa, stava rivelando il suo cattivo atteggiamento verso di sé. E infine non c’è stata l’occasione come in una sessione non individuale, per vedere come si relazionava specificatamente con gli altri, a parte il terapista. Se lei andasse in terapia di gruppo, nel mezzo di questa situazione collettiva avrebbe dimostrato esattamente cosa stava accadendo e cosa poteva fare a riguardo. Ma io mi sento bene e speranzoso sulla sessione e penso che sono stato in grado di offrire alla paziente alcune idee su cui lei potrà lavorare da sola, perché se la paziente non lavora con se stessa, grazie al materiale che noi terapeuti diamo in psicoterapia, non accade assolutamente niente. Non facciamo una magia, ma possiamo proporre alcune idee analitiche su cui lavorare in pratica e che saranno utili ai pazienti per il resto della loro vita.
Alessandro Vece, counselor Cipa 2017