È possibile misurare l’efficacia degli interventi di counseling nelle organizzazioni?
Ripubblichiamo volentieri un articolo a cura di Alessandra Cosso e Carla Dessi apparso sulla Rivista Italiana di Counseling - un nuovo magazine che come noi ha come obiettivo quello di informare sui diversi impieghi del Counseling con particolare attenzione all'ambiente lavorativo e aziendale. Quella che vi proponiamo di seguito è una relazione accurata su un'indagine condotta da AssOrganizzazione - attraverso la raccolta metodologica di dati emersi da attività individuali e collettive e da questionari strutturati - che dimostra la buona riuscita di percorsi di Counseling attivati dall'organizzazione stessa in uno specifico contesto lavorativo.
« Come si può valorizzare e sostenere l’importanza dell’attivazione di percorsi di counseling nei contesti organizzativi? Come si può dare evidenza e visibilità all’efficacia del nostro lavoro? È a partire da queste domande che come gruppo AssOrganizzazione[1] abbiamo deciso di avviare un’indagine che consentisse, attraverso il supporto di dati raccolti in modo metodologicamente accurato, di mettere in evidenza la buona riuscita e i cambiamenti positivi che si è riusciti ad innescare attraverso percorsi di counseling inseriti in contesti organizzativi. Siamo partiti dalla nostra esperienza e conoscenza dell’ambiente organizzativo per costruire un’indagine che ci permettesse di “misurare” l’impatto che i nostri interventi avevano su quello stesso ambiente, con l’obiettivo dichiarato di provare a dare una “misura” al benessere che sapevamo di essere in grado di creare, ma che era necessario collegare ai cambiamenti sui comportamenti, sugli stili relazionali, sul clima. Come gruppo AssOrganizzazione abbiamo ritenuto prioritario produrre evidenze dell’efficacia del nostro operato, evidenze da potere poi utilizzare per promuovere i nostri interventi e, in generale, per diffondere la cultura del counseling nelle organizzazioni di lavoro. Ci proponiamo di illustrare in questo contributo quanto emerso dall’indagine effettuata.
Il percorso metodologico della ricerca
L’indagine, partita nel mese di giugno 2015 e conclusasi a febbraio 2016, ha visto la somministrazione di questionari strutturati (Marradi, 1984) rivolti ai partecipanti di percorsi di counseling individuali e/o di gruppo condotti da counselor soci di AssoCounseling.
Tre gli strumenti costruiti e utilizzati:
1) una scheda di sintesi, la cui compilazione è stata a cura dei counselor che hanno deciso di aderire all’indagine, riportante alcune informazioni di base in merito ai loro profili professionali e alle caratteristiche degli interventi di counseling attivati;
2) un questionario strutturato rivolto ai clienti da compilare in avvio dei percorsi/interventi di counseling;
3) un questionario strutturato rivolto ai clienti da compilare in chiusura delle esperienze.
L’attività di rilevazione è stata, altresì, accompagnata da un protocollo di rilevazione, appositamente predisposto e contenente informazioni codificate relativamente ai passaggi operativi e alle tempistiche che occorreva venissero rispettati (Corbetta, 1999). L’obiettivo dichiarato dell’indagine, così come maturato nel corso delle discussioni sviluppatesi in seno al gruppo AssOrganizzazione nei primi mesi del 2015, è stato espresso nel “valorizzare e sostenere l’importanza dell’attivazione di percorsi di counseling in contesti organizzativi attraverso il supporto di dati che ne mettono in evidenza la buona riuscita e i cambiamenti positivi che si sono riusciti ad innescare”.
Oggetto dell’indagine sarebbero stati gli interventi di counseling in avvio dal mese di giugno 2015 e la cui chiusura fosse prevista tra dicembre 2015 e gennaio 2016. I percorsi con tali caratteristiche condotti da membri di AssOrganizzazione che hanno dichiarato interesse all’indagine sono stati, così, cinque.
La tempistica circoscritta che ha caratterizzato la nostra attività di rilevazione ha certamente influenzato l’opportunità di un’attività di ricerca più estensiva. La scelta come gruppo AssOrganizzazione è stata, tuttavia, quella comunque di avviare l’indagine e attribuirle un carattere di sperimentalità vista l’esigenza, e anche l’urgenza, di poter dare la giusta visibilità alla professione del counseling in breve tempo, nell’ipotesi di poter estendere questa rilevazione in futuro ad un numero più ampio di counselor, e conseguentemente, anche di clienti.
La costruzione dei questionari è stata pensata per esplorare i seguenti aspetti: il vissuto dei partecipanti all’interno della propria organizzazione, le loro aspettative in merito al percorso/intervento di counseling e le motivazioni nell’aderirvi, i cambiamenti registrati alla conclusione dei percorsi (De Ambrogio e Dessi, 2015). All’interno dei questionari strutturati erano presenti alcune domande aperte che invitavano gli intervistati a riportare in forma narrativa, sia sotto forma di brevi riflessioni autobiografiche, sia sotto forma di metafore, il proprio percepito. I contenuti con questa parte “narrativa” dei questionari sono stati valutati con metodologie che attingono alla grounded theory (Bryant & Charmaz, 2008; Glaser & Strauss, 1967) utilizzando l’analisi delle ricorrenze nelle parole e nei concetti espressi dai racconti degli intervistati (Pòlya, T., Làszlò J and Forgas JP, 2005) e riportandone poi una rappresentazione grafica in forma di word cloud, tecnica già utilizzata in altre ricerche (Cosso A., in Marini M. a cura di, 2015).
La scelta è stata quella di predisporre questionari brevi ma che comunque consentissero di esplorare il benessere dei clienti attraverso l’utilizzo di molteplici punteggiature (Casartelli e Dessi, 2013), ovvero il benessere inteso:
- in termini di ruolo e posizione organizzativa (sia contrattuale che retributiva);
- in termini professionali (riconoscimento del proprio valore professionale, opportunità di crescita professionale e libertà di esprimersi professionalmente);
- in termini relazionali (relazioni con i propri colleghi ma anche con i responsabili e/o con i collaboratori, relazioni con i clienti);
- in termini di gestione del lavoro (ritmo di lavoro e conciliazione casa-lavoro).
Ai clienti partecipanti ai percorsi di counseling attivati è stato chiesto di esprimere il proprio livello di benessere rispetto a queste voci contestualmente all’avvio del percorso di counseling che li avrebbe coinvolti e in chiusura, con l’obiettivo di dare maggiore evidenza ai possibili cambiamenti. Le domande aperte analizzate con tecniche narrative hanno consentito di arricchire le risposte relative a questo tema di sfumature e contenuti di senso (Pennebaker et al., 2001).
Nel questionario somministrato ex-post (Palumbo e Garbarino, 2004) si è scelto, inoltre, di formulare una domanda diretta orientata alla raccolta da parte degli intervistati dei cambiamenti riscontrati attribuibili all’intervento di counseling esprimibili come:
- Miglioramento nella qualità delle relazioni (con i colleghi, con i collaboratori, con i responsabili, con i clienti)
- Miglioramento del proprio rapporto con il lavoro anche in termini di motivazione personale
- Maggiore consapevolezza delle risorse che si possono attivare sia all’interno del proprio contesto organizzativo che in altri contesti
- Maggiore sicurezza nella gestione dei momenti di difficoltà e stress.
Nella compilazione dei questionari ai clienti è stato garantito l’anonimato e i dati raccolti sono stati trattati esclusivamente in forma aggregata. I dati raccolti sono stati inseriti in una piattaforma on-line (attraverso il sito www.surveymonkey.com) appositamente costruita per la conduzione di questa indagine. Per consentire ai counselor interessati di avere una restituzione delle elaborazioni relativamente al proprio gruppo di clienti, anche in comparazione con il dato aggregato complessivo, è stata data indicazione di attribuirsi in fase di inserimento on-line un codice identificativo (Di Franco, 2001).
Le caratteristiche degli interventi di counseling attivati
Gli interventi osservati nel corso del nostro studio pilota sono durati, nella media, 4 mesi e sono stati condotti da counselor soci di AssoCounseling con esperienza pluriennale. Trattasi, complessivamente, di interventi sia individuali che di gruppo, in entrambi i casi della durata media di 6 incontri. Nel caso degli interventi individuali va precisato che la durata del singolo incontro era circoscritta a un’ora mentre gli incontri di gruppo avevano, come prevedibile, una durata maggiore, in media di 4 ore ciascuno.
Alcune precisazioni relativamente alle caratteristiche degli interventi:
- uno dei percorsi a carattere individuale è stato attivato commissionato da un’azienda per un malessere manifestato nel posto di lavoro da un collaboratore, diventato poi il cliente dell’intervento di counseling;
- un altro percorso individuale era rivolto a persone con responsabilità commerciale in diverse banche di credito cooperativo ed era finalizzato ad affiancare i partecipanti in riflessioni connesse alle proprie capacità di apprendimento e alle emozioni che potevano essere d’aiuto nella gestione positiva dei cambiamenti;
- nei percorsi di counseling di gruppo i destinatari sono stati volontari ospedalieri, il middle management che gestisce un gruppo di poliambulatori medici specialistici, un gruppo di sindacalisti metalmeccanici.
Il campione degli intervistati
L’indagine ha visto l’adesione volontaria di 57 clienti, in maggioranza (il 58%) donne. L’età media è di 45 anni, il cliente più giovane ne ha 24 e il più anziano 76, età che, lo ricordiamo, va connessa al fatto che un gruppo coinvolto in uno dei percorsi di counseling oggetto di analisi nella nostra indagine era composto da personale volontario e, nella maggior parte dei casi, aveva già cessato l’attività lavorativa. Da un’analisi della distribuzione delle fasce d’età possiamo osservare come prevalgano nel nostro campione i giovani fino a 34 anni (pari al 30,4%) e coloro nella fascia dai 45 ai 54 anni (il 26,8%).
Tabella 1. Gli intervistati per fasce di età
Fasce d'età |
% sul totale |
Totale |
100 |
Fino a 34 anni |
30,4 |
Dai 35 ai 44 anni |
19,6 |
Dai 45 ai 54 anni |
26,8 |
Dai 55 ai 64 anni |
12,5 |
65 anni e oltre |
10,7 |
Dal punto di vista della composizione del nucleo familiare, gli intervistati vivono prevalentemente con il coniuge/compagno/a e uno o più figli (il 63,2%). La significativa quota di giovani tra i clienti intercettati dai counselor trova evidenza nella percentuale di coloro che vivono ancora con la famiglia di origine: poco più di un intervistato su cinque.
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